GIOVANNI FARABOLI

 

Nasce in località Valle di San Secondo il 23 Marzo 1876, località che fa parte dell’agglomerato urbano di Fontanelle, comune di Roccabianca. Iscritto al Partito Socialista dal 1902 sviluppò a Fontanelle e nella zona una fitta rete di cooperative e una buona organizzazione sindacale. Nel 1901 fonda la Lega dei contadini di Fontanelle di cui poi diventa presidente, nel 1905 viene nominato membro della commissione esecutiva della Camera del lavoro. Lo troviamo a Ragazzola, a Parma, a Zibello, a Bologna fino alla organizzazione dello sciopero generale del 1907. Nella scissione del movimento sindacale porta alla nascita di una nuova Camera del Lavoro a Fidenza (Borgo San Donnino) dove Faraboli svolge un ruolo importante, viene nominato membro della comitato centrale della Federazione nazionale dei lavoratori della terra.

Nel 1914 alle elezioni amministrative Faraboli entra nel consiglio comunale di Roccabianca, continua la sua attività contro la disoccupazione e contro la guerra, nel 1918 entra a far parte della Federazione nazionale delle cooperative agricole. A Fontanelle costituisce la Lega nazionale proletaria fra mutilati e invalidi feriti e reduci di guerra, le cooperative agricole si espandono e con gli utili dell’attività lavorativa nasce anche una banca denominata “Piccolo Risparmio”.

Nel 1919 scoppiano a Roccabianca i primi tumulti organizzati dagli agrari dai commercianti contro le organizzazioni cooperative e associative e ne fa le spese il sindaco di Roccabianca, Paolo Bertoluzzi amico e collaboratore di Faraboli, altri disordini scoppiano a Busseto. Nel 1921 viene devastata la Casa dei Socialisti di Pieve Ottoville, nel 1922 brucia la Casa di Fontanelle e Faraboli è costretto a lasciare Fontanelle  per Milano dove continua la sua attività di membro della Direzione nazionale del partito socialista unitario e di funzionario della Lega delle cooperative. Deve poi lasciare l’Italia per espatriare in Francia a Tolosa dove continua una fervida attività antifascista e a sostegno degli italiani all’estero.

La nuova Repubblica Italiana nella persona del presidente Luigi Einaudi gli conferì una delle più alte onorificenze “la stella degli italiani benemeriti all’estero”. La sua vita finisce in Patria a Parma nella sua provincia seriamente ammalato in solitudine e in povertà. Muore nel 1953 ricoverato presso l’ospizio degli incurabili di Parma. Una delle visite più importanti di questi ultimi anni fu quella di Giovannino Guareschi che gli dedicò una lettera testamento di grande contenuto umano.

In una grande commemorazione  a Fontanelle nel 1955  Giuseppe Saragat lo definì “apostolo di socialismo e di italianità”